L'M.C.E sulla riforma Moratti
COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
(M.C.E.) SULLA RIFORMA DELLA SCUOLA APPROVATA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI
Nei suoi primi 100 giorni il ministro Moratti aveva
dichiarato che la sospensione della legge 30/2000 aveva lo scopo di
ripresentare una riforma più ragionata, più condivisa, all’altezza delle attese
che il Paese ripone nella scuola: il MCE non ritiene che il progetto di legge
presentato al Consiglio dei Mjnistri di venerdì u.s. risponda a queste
esigenze.
L 'anticipo, su scelta dei genitori, a due anni e mezzo,
dell'iscrizione alla scuola dell'infanzia è una soluzione che non tiene conto,
ne tantomeno valorizza la storia e l'esperienza della scuola dell'infanzia
italiana, internazionalmente riconosciuta, ne mette in discussione l'unitarietà
e la valenza formativa, e rischia di relegare a quest'ordine di scuola,
fondamentale per lo sviluppo psicosociale, una mera funzione custiodialista e
assistenzialista.
La conservazione della divisione tra scuo1a elementare e
scuola media ribadisce una separazione ormai diffusamente considerata
antistorica perché c'è bisogno invece di continuità didattica, di progressività
curriculare, di unicità del ruolo docente, di collegialità e interattività non
solo orizzontale fra le varie aree disciplinari ma verticale, con la scuo1a
dell’infanzia e quella dell'adolescenza.
L’opzione scuola/lavoro, una scelta fondamentale per la vita,
richiede maturità e consapevolezza. Il decreto la fissa invece a 14 anni quando
non può che essere schiacciata sulle condizioni sociali della famiglia. Cosi si
riproducono povertà culturali, immissioni precoci nel mondo del lavoro in forme
spesso non tutelate. vecchie e nuove differenze sociali e di censo. C'è bisogno
invece per tutti e tutte di una scuola che promuova l'organizzazione flessibile
del pensiero, l'acquisizione di competenze utili a saper stare nel mondo, la
formazione dell'etica pubblica e della cittadinanza.
Questa riforma prefigura invece una scuola
·
che vuol fare de11'ubbidienza e della sudditanza una virtù
(a che altro servirebbe il rilancio in grande stile del voto in condotta?);
·
che pensa all'identità culturale solo come dato, abbarbicato
sul1e tradizioni e sui localismi, e non come processo, quando invece una
società in rapido mutamento richiederebbe identità flessibili, aperte, capaci
di mantenersi e di co-evolvere attraverso l'incontro con a1tre identità e
culture;
·
che non tiene in alcunconto le diversità: i migranti non
vengono nemmeno nominati, e per quanto riguarda le persone con deficit, si sa
solo che è già stato drasticamente ridotto il numero di insegnanti di sostegno
·
una scuola che viene ridefinita sulla base dell'azzeramento
non solo di quanto stabilito dalle riforme programmatiche (Scuola media nel
'79, scuo1a elementare nel '85, '90 scuola materna) ma in generale di quanto si
è prodotto nell'ampio e ricco dibattito che ha riguardato la scuola,
nell'appassionata ricerca/azione di molti insegnanti, nello sforzo intelligente
e partecipato di molti istituti verso l'attuazione dell'autonomia
·
Una scuola che fa dell'istruzione una merce.
Infine il ricorso alla legge delega sottrae al paese ed ai
cittadini il diritto al dibattito e al confronto su un tema, come quello della
formazione e dell'istruzione che appartiene a tutti/e.
SEGRETERIA NAZIONALE M.C.E.
Roma, 13
febbraio 2002